Paphiopedilum rothschildianum
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida
Ordine: Orchidales
Famiglia: Orchidaceae
Sottofamiglia: Cypripedioideae
Tribù: Cypripedieae
Sottotribù: Paphiopedilinae
Genere: Paphiopedilum
Specie: P. rothschildianum
Descrizione:
La Paphiopedilum rothschildianum è una specie che sicuramente ha sempre generato tantissimo interesse da parte dei collezionisti sia per via della sua rarità in natura ed in coltivazione sia grazie alla sua fioritura impressionante (con i fiori che possono arrivare ai 35 cm di larghezza). La pianta comincia a fiorire abbastanza tardi (secondo alcuni calcoli solo quando supera i 14-15 anni di età), e questo in parte spiega perché il suo fiore è considerato essere il più costoso del mondo, portando anche a spiegare il motivo del suo nome comune: l’Oro di Kinabalu.
In natura è endemica della zona settentrionale nord dell’isola del Borneo, dove si trova nelle umide e fresche foreste tropicali intorno al Monte Kinabalu, lungo le rive dei fiumi, crescendo ad un’altitudine di 500-1200 metri. Di logica è una specie terrestre, ma a volte è stato osservato un suo sviluppo come litofita tra gli accumuli di foglie indecomposte presenti sul rocce non calcaree. Viene impollinata dalle mosche della famiglia dei Sirfidi che, scambiando l’aspetto dello staminodio del fiore per una colonia di afidi (di cui si nutrono), giungono sul fiore, scivolano e cadono dentro la bocca; uscendo sono obbligate a passare in prossimità degli organi riproduttivi del fiore.
Esposizione e luce:
La Paphiopedilum rothschildianum predilige una posizione luminosa ma protetta dai raggi diretti del sole, ma può anche adattarsi alle condizioni semi-ombreggiate. Bisogna ricordare comunque che la mancanza dell’illuminazione adatta rallenterà la crescita: già di per se particolarmente lenta. In estate è possibile tenere la pianta fuori collocandola in un luogo luminoso ma senza i raggi diretti del sole, proteggendola dai venti forti e le piogge.
Umidità:
Non è molto esigente per quanto riguarda l’umidità dell’aria, basta il 50-60%. Un grado più basso sarà la causa di crescita stentata e sfasata, portando la pianta in condizione di stress.
Temperatura:
Questa specie si adatta nel modo migliore alle condizioni intermedie, con 22-25°C di giorno e 17-20°C di notte nel periodo primaverile-estivo. Nel periodo invernale sono consigliati 14-18°C abbinati ad apposita riduzione delle bagnature e da un mese (meglio febbraio) durante il quale ci saranno 12-13°C. Questo periodo è necessario per stimolare le fioriture e lo sviluppo armonioso della pianta.
Bagnatura:
La Paphiopedilum rothschildianum ama le bagnature frequenti da marzo a novembre, dopodiché bisogna cominciare a ridurle (con l’abbassamento delle temperature: che di logica si verifica già in modo naturale) fino ad arrivare a lasciare il substrato asciutto per 2-5 giorni. Il mese più secco nel sua habitat è quello di febbraio; infatti è meglio scegliere proprio il suddetto mese per farle trascorrere il periodo di riposo durante il quale il substrato rimarrà completamente asciutto per 7-10 giorni.
Concime:
Si concima ogni 3-4 bagnature da marzo a novembre e ogni 6 bagnature a dicembre-gennaio. A febbraio non si concima. Per concimarla utilizzate ½ della dose indicata sul flacone del concime.
Substrato:
Essendo una specie terrestre, viene collocata nei vasi. In natura il substrato tipico consiste in fogliame indecomposto e rimanenze di parti lignificate delle piante. Nella coltivazione la miscela preferita è caratterizzata da corteccia di pino di media e medio-piccola dimensione. Volendo si può anche aggiungere il fogliame secco e sminuzzato delle felci. Il rinvaso si effettua ogni 2-3 anni, quando il substrato sarà “invecchiato” oppure quando le radici avranno riempito il vaso. Se le radici stanno bene, è meglio non pulirle e non tagliarle rinvasando la pianta, perché dovendo rigenerare le radici, la pianta fermerà lo sviluppo delle foglie e degli steli.
Periodo di riposo:
Sia per svilupparsi bene che per fiorire la Paphiopedilum rothschildianum necessita di un breve periodo di riposo invernale. Per questo si sceglie il mese di febbraio, quando le temperature non devono superare i 13°C (ma non devono neanche scendere al di sotto dei 12°C) e le bagnature si riducono fino ad arrivare a lasciare il substrato asciutto per 8-10 giorni. Ovviamente alla riduzione così drastica ci si arriva gradualmente, cominciando già dalla fine di dicembre. Alla fine di febbraio le temperature si cominciano ad alzare gradualmente accompagnate dal bagnature più frequenti fino a ritornare alle condizioni primaverili-estive.
Fioritura:
Il periodo preferito per fiorire è aprile-maggio. La fioritura viene stimolata dal periodo di riposo effettuato come è stato descritto nella sezione precedente.
Livello di difficoltà:
A causa della sua crescita lenta e del suo sviluppo bisognoso di attenzioni, è considerata una specie di media difficoltà. Per farla star bene sono necessarie costanza e pazienza.
--REGNUM NATURAE
26 / 07 / 2012
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