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 L'orchidario...primi passi

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MessaggioTitolo: L'orchidario...primi passi   L'orchidario...primi passi EmptyGio Feb 14, 2013 1:20 pm

In questo articolo cercheremo di elencare e descrivere le linee guida su come approcciarsi alla realizzazione di un orchidario.

Innanzitutto, iniziamo col dire che non esiste un unico e solo modello applicabile a tutto, una Cattleya non è un Habenaria e un Dendrobium nobile non è una Phalaenopsis ibrida; quindi, così come per le serre distinguiamo almeno 3 tipologie base differenti (con variabilità da stagione a stagione e da una tipologia ad un’altra): fredda, intermedia e calda, lo stesso và fato per gli orchidari:

calda: 20°- 30°C,

intermedia: 14°- 24°C,

fredda: 10°- 18°C.

Partiamo quindi dalla base di tutto, ossia la scelta della pianta: a seconda della specie che si vorrà aggiungere, bisognerà tenere conto di luce, umidità, temperatura e possibilità di convivenza con altre specie eventualmente già inserite.

In base a questa scelta, si valuteranno poi tutti gli accessori e le relative sistemazioni, quali: impianto di illuminazione, umidificazione e tipologia di ambientazione.

Detto questo passiamo ad un discorso più pratico: i materiali.

Fondamento di tutta l’opera è la teca, realizzabile in svariati materiali (vetro, plexiglass, materiali plastici vari…) e con molteplici combinazioni tra larghezza-lunghezza-altezza. Inserendo piante con preponderante crescita in larghezza, quali Cymbidium, Catasetum e così via, si prediligeranno altezza contenute abbinate a larghezza e lunghezza considerevoli, mentre per piante caratterizzate da lunghi apparati radicali, come le Vandacee, si punterà maggiormente sull’altezza.

Per quanto riguarda i vetri/cristalli, il costo dipenderà essenzialmente (oltre che dalle dimensioni) dallo spessore e dalla tipologia di taglio (operazione quest’ultima che, specialmente se non si ha dimestichezza con questo tipo di lavorazioni e non si dispone degli attrezzi adeguati risulterà indispensabile farla realizzare da un professionista); il trasporto risulta ovviamente laborioso, a causa del rischio di fratture, righe e dell’elevato peso qualora si vogliano fare realizzazioni caratterizzate da dimensioni notevoli.

Il discorso cambia con il plexiglass, ovviamente più leggero, meno sollecitato durante i trasporti e caratterizzato da un facile taglio e assemblaggio: non presentando spigoli vivi al momento del taglio, non necessita di costose levigature e risulta particolarmente facile da incidere e tagliare sia grazie ad un cutter (qualora lo spessore sia molto limitato: attorno ai 2mm) che con apposito seghetto elettrico (per spessori maggiori).

La distanza dalla fonte di illuminazione sarà poi cardine fondamentale di tutta la realizzazione; partendo sopra ogni cosa dal valutare le possibili fonti di illuminazione naturale presenti nell’ambiente nel quale andrà inserita la teca una volta ultimata.

La condizione ideale, sarebbe ovviamente quella di una serra appositamente predisposta, o una veranda attrezzata, ma dato che non tutti avranno modo di approntare una di queste soluzioni, sarà buona cosa basarsi su finestre, velux e luci artificiali.

Apriamo una breve parentesi, sulla luce: come ben saprete la luce percepita dall’occhio umano non è certamente quella della quale andranno ad usufruire le piante per foto sintetizzare e di conseguenza, basarsi sulla pura sensazione ‘’a occhio’’ del luogo ottimale per porvi a dimora le piante risulterebbe controproducente.

Anche qualora non si abbia a disposizione un luxmetro, o delle informazioni certe sull’intensità della radiazione luminosa riscontrabile in ogni singolo ambiente, si potrà partire da alcune semplici considerazioni per arrivare a trovare il luogo più opportuno per la nostra creazione: prima di tutto và detto che per un’orchidea, l’essere posta ad una distanza superiore a 50-100cm da una finestra di medie dimensioni equivale (fotosintenticamente parlando) quasi al buio assoluto…

In termini prettamente scientifici, esprimendoci in lux, necessiteremo di quantitativi differenti a seconda della specie considerata (oscillando da 10.000 a 50.000 lux circa: con tutte le dovute eccezioni che la natura è prodiga di generare), ma pur sempre ben lontani dalla reali condizioni di una zona qualsiasi della nostra casa lontana dalle finestre, prossimi molto spesso ai 300-2.00 lux.

Conseguentemente, si comprenderà immediatamente la necessità di porre le piante quantomeno dinanzi ad una finestra luminosa e ben esposta (quindi non sicuramente a nord); qualora ci si trovi a doverle posizionare il tutto proprio davanti all’unica finestra disponibile, sulla quale abitualmente batte il sole diretto (situazione sicuramente non ottimale, per svariate tipologie di orchidea), sarà sufficiente anteporre una piccola tenda dianzi alla finestra (non importa di quale materiale o colore, purchè faccia da filtro: potrete quindi usare dall’organza al cotone, senza ovviamente esagerare e arrivando a porre un drappo di velluto nero…), in modo da schermare le piante nelle ore più calde e con l’irraggiamento più intenso.

Continuiamo, occupandoci del discorso luce artificiale; a questo punto, saremo arrivati a dover scegliere quale tipologie di illuminazione si renderà necessaria, per sopperire alla mancanza di luce naturale, o semplicemente per supportarla ed integrarla.

Pur non scendendo nel dettaglio, dato che tutto dipenderà sempre e sopra ogni cosa dalla specie che si deciderà scegliere, si può iniziare a fare alcune valutazioni di base.

Molteplici sono le soluzioni possibili e internet è oltremodo pieno di ogni qualsivoglia consiglio, sperimentazione e soluzione commerciale immaginabile; iniziamo quindi col dire che l’argomento in sé è ancora ampliamente discusso e molteplici sono ancora le sperimentazioni in corso per ottenere un’illuminazione che si avvicini quanto più possibile alla luce naturale fornita dal sole.

Ma partendo da ciò che ormai è appurato (o quantomeno universalmente utilizzato e testato), possiamo elencare le principali tipologie di illuminazione attualmente reperibili: luci ‘’neon’’, lampade a led, lampade alogene, phyto-lampade, tanto per citare le principali.

Fermo restando che a seconda della pianta, dell’illuminazione naturale presente nell’ambiente, i risultati riscontrabili da persona a persona potranno essere contrastanti, noi personalmente abbiamo trovato gran beneficio dall’utilizzo di appositi led a luce blu-rossa, abbinati a lampade ‘’neon’’ a spettro completo (o quanto più possibile tale…).

Poiché lo scopo è quello di avvicinarsi quanto più possibile a simulare un piccolo sole al di sopra degli esemplari allevati, temperature di colore (espresse in Kelvin) vicine a 5.000-6.000 kelvin possono considerarsi ottimali, così come l’utilizzo rispettivamente di tri- o penta-fosfori, parlando di lampade ‘’neon’’.

Non lasciatevi fuorviare da bei disegni e accattivanti descrizioni presenti sulle confezioni delle lampade, ma ponete attenzione solo ed esclusivamente alle caratteristiche tecniche, con un occhio alla qualità ed uno al portafoglio (fermo restando che lo scopo ultimo è sempre e solo quello di far star bene le piante).

I prezzi sono variabili e a seconda del produttore, rivenditore e tipologie, avrete modo di trovare articoli in quasi ogni possibile fascia di prezzo: come sempre attenzione ai prezzi troppo bassi e al tempo stesso non credete all’ormai proverbiale modo di dire: ‘’se costa così caro allora significa che vale’’. Come spesso accade la virtù è nel mezzo e bisogna sempre arrivare ad un giusto compromesso tra i vari fattori: in questo caso l’informazione paga davvero e sotto ogni possibile punto di vista.

Concludendo questa lunghissima dissertazione sull’illuminazione, possiamo passare oltre, arrivando a valutare il discorso umidità.

Secondo e altrettanto fondamentale aspetto della coltivazione, l’umidità, in tutte le sue forme, fa la differenza tra l’allevamento di una cactus e quello di un’orchidea.

Le tipologie fondamentali di allevamento sono 2: in vaso e a radice nuda; quest’ultima è poi ulteriormente suddivisibile in sistemi a ‘’zattera’’ o su apposito substrato (legni appositi o materiali inerti specifici).

A seconda della tipologia scelta e della specie, notevoli saranno le variazioni e le modalità di allestimento e manutenzione: nel caso del vaso, l’impianto di umidificazione risulterà pressoché inutile, divenendo solo un spesa morta bisognosa di cure e manutenzioni.

Nel caso dell’allevamento a radice nuda invece, l’umidificazione risulta ovviamente indispensabile, anche se con le dovute differenziazioni a seconda dei casi; un impianto di umidificazione necessita pur sempre di costi iniziali per l’allestimento (sono oltretutto nella maggior parte dei casi, sistemi artigianali o semi-artigianali che necessitano di assemblaggio adeguato), manutenzione e controlli abituali. Molteplici saranno infatti le possibilità che l’acqua della bagnature porti all’intasamento degli ugelli atomizzatori, con conseguente necessita di accurate pulizie periodiche.

Inoltre, come tutti gli impianti, garantiscono sì una standardizzazione delle operazioni ed una automatizzazione delle stesse, ma dovendo per l’appunto essere controllati quotidianamente per verificarne il corretto funzionamento, i tempi da dedicare alle suddette operazioni arriveranno a coprire (e a superare) il tempo che impieghereste a procedere manualmente alle vaporizzazioni.

Senza contare che procedendo di persona a vaporizzare le piante, avrete modo di eseguire un’operazione assolutamente fondamentale per la cura di qualsivoglia tipologia di pianta (e ancora di più, parlando di orchidee), ossia OSSERVARE LA PIANTA, controllandone lo stato di salute e l’effettivo grado di umidità delle radici, scongiurando in questo modo i rischi legati alla formazione di marciumi, muffe, parassitosi e via discorrendo.

Qualora poi la teca abbia tenuta stagna (realizzabile semplicemente avendo cura di sigillare bene con silicone o apposita colla) le varie fughe (stesso procedimento fatto per gli acquari), sarà possibile lasciare una spanna di acqua (o anche solo 5-10cm) sul fondo (avendo cura di cambiarla periodicamente e lavare la vasca, in modo che non si formino alghe, incrostazioni e parassiti) per innalzare naturalmente il grado di umidità all’interno della vasca (questo semplice accorgimento, abbinato al coperchio appoggiato sulla vasca, garantirà almeno un 55-60% di umidità).

In inverno poi, ponendo un termostato nell’acqua (quelli utilizzabili per acquari e tartarughiere) sarà anche possibile innalzare la temperatura della teca stessa, garantendo umidità costante e diffusa tutto il giorno.

Infine il coperchio della teca, si renderà o meno indispensabile a seconda del tenore di umidità che si voglia ottenere nell’orchidario. Tenerlo comunque costantemente chiuso (a meno che non si siano predisposte apposite aperture atte a far circolare l’aria: con o senza sistema di ventilazione) non è ottimale poiché l’aria diventerà facilmente ‘’viziata’’ ed eccessivamente umida; l’ideale sarebbe avere porticine scorrevoli dai lati, aperture apposite disposte in modo appropriato o lasciare il coperchio leggermente sollevato o aperto nel corso della giornata

In alternativa, qualora la teca non sia ermetica o non abbia lo spazio necessario ad attuare una tale soluzione sarà possibile inserire delle vaschette riempite d’acqua a intervalli regolari (a seconda della lunghezza della teca stessa), all’interno dell’orchidario.

Ritornando a parlare del sistema di ventilazione, qualora si abbia la necessità di movimentare l’aria in modo continuo e costante o si sia preventivato comunque di allestirlo, in linea di base ci si orienta sempre verso un adattamento artigianale di ventole da computer opportunamente collegate alla rete elettrica o piccoli ventilatori orientabili ancorati alle pareti della teca stessa.

Concludo, raccomandando prima di acquistare una qualsivoglia specie di orchidea o decidere di iniziare ad allestire un orchidario, di valutare senza fretta tutte le caratteristiche, al fine di poter sempre scegliere la soluzione che meglio si adatti ai nostri bisogni ed esigenze e ci garantisca di far crescere le nostre nuove piante nel migliore dei modi.

Poichè l'argomento è troppo ampio ed articolato per poter essere esaurientemente descritto in sole poche pagine, la guida sarà presto integrata con altri articoli specifici, nonchè con reportage fotografici inerenti tutte le componenti dei sistemi sopra descritti.

Sperando che questa piccola e semplice guida possa esservi d’aiuto nel corso delle prime fasi di valutazione in vista dell’allestimento di un orchidario, vi invito a sentirvi liberi di commentare le informazioni contenute, condividerle, ed inviarci commenti, esperienze e segnalazioni.

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