Regnum Naturae - forum
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
Regnum Naturae - forum

Un amichevole punto di incontro e condivisione per tutti gli amanti di orchidee, tillandsie, piante carnivore e di tutto ciò che sà offrire il meraviglioso regno vegetale...
 
IndiceIndice  Ultime immaginiUltime immagini  CercaCerca  RegistratiRegistrati  Accedi  

 

 La luce...guida a....

Andare in basso 
AutoreMessaggio
Admin
Admin
Admin



Messaggi : 146
Data d'iscrizione : 28.01.13

La luce...guida a.... Empty
MessaggioTitolo: La luce...guida a....   La luce...guida a.... EmptyGio Mar 07, 2013 7:00 pm

In questo articolo proveremo ad addentrarci in uno degli aspetti più importanti che caratterizzano la coltivazione delle orchidee:
la luce.

Aspetto troppo spesso sottovalutato, specialmente quando si è agli inizi e non si ha ancora accumulato un bagaglio di esperienze tale da farne subito intuire l’indispensabilità e dedurne la quantità necessaria, porta frequentemente all’insuccesso nella coltivazione della specie da noi scelta, proprio per mancanza di condizioni adeguate ad un suo armonioso sviluppo.
Impareremo cos’è, come si misura, e quali parametri risultano più importanti ai fini della coltivazione delle nostre orchidee.

Ma partiamo con metodo…

Fisica della Luce

Innanzitutto è buona regola conoscere alcuni elementari principi fisici sui quali si basa l’intero discorso; partendo dal concetto stesso di luce.

La luce visibile è una porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall'occhio umano, ed è approssimativamente compresa tra 400 e 700 nanometri di lunghezza d'onda, ossia tra 790 e 435 THz di frequenza.
Questo intervallo coincide con il centro della regione spettrale della luce emessa dal sole, che attraversando l’atmosfera, riesce a giungere fino al suolo.
Oltre questi parametri si arriva, spostandoci rispettivamente in avanti o indietro lungo la scala nanometrica a valori prossimi ai 720 nanometri e identificabili come ‘’infrarosso’’ e inferiori ai 380 nanometri, entrando quindi nell’ambito degli ultravioletti.
Come risaputo, l’unione di tutte e lunghezze d’onda visibili, in quantità adeguate, simili a quelle emanate dal sole, portano alla formazione della luce bianca.
Risulterà utile conoscere anche alcune unità di misura e grandezze che permettono di comprendere meglio l’argomento, dandoci modi di valutare con criterio dove posizionare le nostre orchidee a seconda delle condizioni dell’ambiente dove andremo a posizionarle e delle loro specifiche esigenze.
Iniziamo con alcuni termini che sicuramente avrete già avuto modo di sentire:
lumen, lux e temperatura di colore (espressa in kelvin).
 Il lumen (simbolo: lm) è l'unità di misura del flusso luminoso; è una misura della "quantità di luce" su una sfera unitaria (incentrata sulla sorgente).
 Il lux (simbolo lx) è l'unità di misura per l'illuminamento, accettata dal Sistema Internazionale. Un lux è pari a un lumen fratto un metro quadrato.
Dimensionalmente si ha:
.

Qui elenchiamo alcuni esempi, per darvi un’idea facilmente quantificabile dei lux misurabili in differenti condizioni:
• la luce del Sole mediamente oscilla tra i 30.000 lux e i 100.000 lux (misurata all’aperto: il range distingue tra una giornata nuvolosa ed una giornata con sole splendente a picco sul punto di misurazione;
• dinanzi (non oltre i 10cm, né meno che mai dai lati della finestra) ad una finestra esposta a sud e nel corso di una giornata soleggiata: 30.000-50.000 lux,
Per permettervi di comprendere come si arrivi facilmente alla riduzione di detti valori (più che sufficienti alle esigenze di una qualsivoglia tipologia di orchidea), basti pensare che già a 50cm dalla suddetta finestra si arriva a valori prossimi a 20.000 lux e continuando ad allontanarsi, si arriva a valori prossimi a 0 lux già con distanze dalla finestra vicine al metro.
Questo per dire, che posizionando un’orchidea in una classica posizione adottata da molte persone che per la prima volta si ritrovino ad avere a che fare con questo genere di piante: su un tavolo a circa 2 metri dalle finestre, in una stanza ben illuminata, si hanno valori non superiori ai 2.000 lux, ossia come avrete notato, ben al di sotto della soglia minima necessaria anche alle orchidee meno esigenti in assoluto in fatto di luce.
• stanza classica, molto ben illuminata da svariate tipologie di luci artificiali e naturali: circa 1.000 lux;
• in un ufficio illuminato secondo la normativa europea Uni En 12464 si possono misurare valori prossimi a 500 lux,
• la luce della Luna è pari a circa 1 lux;
per misurare di persona i lux presenti nei vari ambienti è sufficiente munirsi di un apposito apparecchio denominato luxmetro (o luxometro secondo alcuni): reperibile facilmente anche online e presente in vari modelli caratterizzati da diverse funzioni e diverse fasce di prezzo.
1 lumen su un'area di 1 m2 corrisponde ad 1 lux, mentre lo stesso lumen concentrato in 1 cm2 corrisponde a 10 000 lux.
In alcuni testi, o qualora visitiate siti internet americani e/o internazionali del settore, potrete anche trovare largamente utilizzata come unità di misura il footcandle (corrispondente a 10,76 lux).
A tal proposito ricordiamo, con una graduatoria molto semplificata e standardizzata, quali sono le differenti esigenze in fatto di illuminazione dei generi più comunemente allevati nelle nostre case:
Phapaenopsis…
Cattleya…
 Temperatura di colore
Il colore dominante della luce emessa e' denominato ‘‘tonalita' della luce’’.Quando il colore dominante della luce visibile tende verso il rosso si indica che la luce emessa ha una tonalita' calda (Warm); se invene il colore dominante della luce osservabile tende al blu si dice che la luce emessa ha una tonalita' fredda (Cool).
Normalmente si definisce la tonalita' della luce come temperatura di colore, comunemente espressa in Gradi Kelvin (viene frequentemente indicato anche sulle confezioni delle varie lampade, con un numero seguito dalla lettera K ed in genere da un grafico che rappresenta quali ‘’colorazioni’’ vengono prodotte dalla lampada medesima.
I gradi Kelvin sono il sistema di misurazione della composizione spettrale di una sorgente luminosa dove lo zero è posto allo zero assoluto fisico (-273°C).
Un corpo solido comincia a emettere luce quando viene scaldato intorno ai 753 K (500 °C) ed emette uno spettro luminoso dominante di colore rosso; aumentando la temperatura lo spettro luminoso assumerà una dominante verde e a temperature maggiori si avrà una dominante blu fino all'ultravioletto, fino a giungere alla fusione del corpo stesso.
A Bassi valori (ad esempio attorno a 2.000° K) di temperatura di colore corrispondono tonalita' calde (Warm: da 0° K ai 3.500° K), mentre a valori alti (ad esempio vicino ad 8.000-10.000°K) di temperatura di colore corrispondono tonalita' fredde (Cool dai 3.600° K ai 6.500° K).
Risulta quindi ovvio, anche osservando lo schema sotto riportato che una luce considerabile ‘‘calda’’ (rosso-arancione), avrà una temperatura di colore bassa, e di conseguenza sarà in realtà emessa da un corpo più freddo di quello che produrrà una luce ‘‘fredda’’ (azzurra ad esempio), ma con temperature colore più alta (prossima 8.000-10.000°K).

La luce diurna, denominata comunemente ‘‘sunlight’’, poiché simula la temperatura colore raggiunta dal sole, supera i 5.000° kelvin, quella del cielo arriva attorno ai 10.000-18.000°K, quelle comunemente adoperate ad esempio nelle abitazioni a scopi civili hanno in media valori prossimi ai 3.000°K - 4.000°K (considerabili in genere come ‘‘neutral’’; nelle varie abitazioni potranno poi esserci anche lampade con valori anche totalmente diversi).

Passiamo ora a correlare la luce alle piante, in modo da valutarne quali sono le funzioni e in che modo viene adoperata.
Ogni pianta reagisce in modo più o meno estremo alla luce, e ne necessità in modo totalmente differente da genere a genere.
Scopo principe della luce, è quello di fornire il ‘’combustibile’’ con in quale la pianta produrrà energia tramite i processi foto sintetici e di conseguenza con il quale sarà in grado di vegetare attivamente.
Ogni pianta reagisce in modo differente sia all’intensità luminosa sia al caldo da essa generato: molti dei problemi causati da una sbagliata illuminazione non consistono tanto in un’eccesso di radiazione luminosa quanto piuttosto in un eccesso di temperatura a livello fogliare, che con il passare del tempo porta alla formazione di lesioni e ulcere più o meno estese ed in grado di compromettere in modo più o meno grave a seconda dei casi la salute della pianta.
Infatti, lo spostare la pianta da una zona più soleggiata ad una condizione di penombra, viene spesso fatto proprio per evitare lesioni dovute a ustioni e non per ridurne l’illuminazione: e molto spesso spostando la pianta in una zona più fresca e riparata in modo da non farla patire il caldo si dimostra un’azione controproducente, poiché non si è provveduto a valutare se l’intensità luminosa presente nella nuova condizione sia o meno ottimale per lo sviluppo della pianta.
Molto spesso infatti, una semplice schermatura dei raggi diretti del sole (senza quindi spostare la pianta; a meno chè ovviamente le temperature dell’ambiente salgano a livelli tali da pregiudicare la salute della pianta stessa: in tal caso non sarà solo opportuno, ma sarà necessario spostare la pianta in un luogo più fresco), con un qualsivoglia tipo di ‘’filtro’’ (di che materiale poco importa, purchè consenta comunque il passaggio della radiazione luminosa, proteggendo dalle scottature: un qualunque tessuto sottile, come una tendina di organza, lino, cotone saranno più che adatte allo scopo), risulterà più che sufficiente a garantire alla pianta un’ottima illuminazione ed un’adeguata protezione dalle scottature.


Illuminazione artificiale

Passiamo ora a valutare i vari metodi comunemente adoperati per l’illuminazione artificiale.
Si possono essenzialmente dividere fin da subito in 2 categorie:
lampade a scarica e lampade a led
Le prime includono svariate tipologie di prodotti, impiegati nei più disparati settori:
-) Sodio a bassa pressione (SOX)
Si basano su una scarica elettrica in un ambiente gassoso composto da Ar+Ne+Na, emettendo luce monocromatica gialla alla lunghezza d'onda caratteristica di emissione del sodio, pari a 589 nanometri.
Grazie all'emissione monocromatica in una lunghezza d'onda ottimale per l'occhio umano, presenta una efficienza luminosa molto elevata.
Come le lampade a vapori di mercurio a bassa pressione, non necessita di un ciclo di raffreddamento in caso di interruzione dell'alimentazione ma, a differenza di quest’ultime, richiede un tempo di riscaldamento molto lungo (circa 6-10 minuti), durante i quali emette la caratteristica luce rossa/rosata del neon presente al suo interno.
-) Sodio ad alta pressione (SON)
Producono luce di colore tendente al giallo (2.000-2.500°K), caratteristica che le rende adatte per applicazioni in cui la resa dei colori è richiesta per motivi estetici (usate ad esempio per l’illuminazione stradale).
Rendimento luminoso elevato: fino a 115 Lumen/Watt, così come elevata è la durata media di vita della lampada: oltre 16000 ore.
A fine vita, a causa dell'esaurimento del sodio nel tubo, queste lampade diventano instabili durante il funzionamento, causando il fenomeno della repentina accensione e spegnimento.
-) Sodio ad altissima pressione (SDW)
Il funzionamento di questo tipo di lampada è comparabile con quello delle lampade ‘‘SON’’, ma differisce la pressione interna del gas.
La luce prodotta da queste lampade è di colore bianco tendente al giallo (2.000-2.500° K), caratteristica che le rende adatte per applicazioni in cui la resa dei colori diventa importante (usate ad esempio per l'illuminazione di banchi alimentari).
Presentano per contro una bassa efficienza dovuta all’elevata pressione dei vapori di sodio: pari a 50 Lumen/Watt.
-) Ioduri metallici (HMI) anche dette lampade ad alogenuri metallici
L'introduzione nelle lampade ai vapori di mercurio o di sodio ad alta pressione di ioduri metallici (iodio, tallio, indio, disprosio, olmio, cesio, tulio) migliora la resa dei colori delle lampade al sodio e dà loro una temperatura di colore molto elevata (4.000-5.600°K).
Elevata efficienza luminosa compresa tra 80 e 100 Lumen/Watt,
Elevata resa cromatica (IRC: indice resa cromatica) 80-90 e fino a 95 nelle tonalità "D" (Daylight) con gradazione di 5.600° K,
Durata lampada: fino a 12000 ore
Le lampade ai vapori di ioduri metallici e ai vapori di sodio necessitano, per essere accese a freddo, di appositi accenditori che producano impulsi di tensione di innesco compresi tra 0,75 e 5 kV.
Secondo il modello di lampada possono essere necessari dai 2 ai 10 minuti per il raggiungimento del pieno flusso luminoso; in caso di spegnimento accidentale, spesso è necessario attendere il raffreddamento della lampada (2-15 minuti) per la riaccensione.
La lampada ad alogenuri metallici è un'evoluzione della lampada ai vapori di mercurio ed ha un analogo principio di funzionamento.
La temperatura di colore subisce variazioni che vanno dai 2.007 ai 3.000°K.
L’indice di resa cromatica varia tra 65 a 95.
L’efficienza luminosa oscilla tra 80 e 95 Lumen/Watt al variare della potenza e della tipologia della lampada.
Durata lampada ad alogenuri metallici: vita media stimata intorno alle 6000 ore.
-) Vapore di mercurio a bassa pressione (lampade fluorescenti)
Anche chiamate lampade al neon, anche se non contengono neon al loro interno, ma bensì vapori di mercurio.
Possono essere costituite da un tubo di vetro lineare, circolare o variamente sagomato; di cui fanno parte ad esempio le lampade CFL (Compact Fluorescent Lamp), anche dette lampade compatte.
Sono riempite (dopo aver creato il vuoto) di gas nobile (argon, xeno, neon, o kripton) a bassa pressione e di una piccola quantità di mercurio liquido, che in parte evapora mescolandosi al gas nobile; la superficie interna del tubo è rivestita di un materiale fluorescente, dall'aspetto di una polvere bianca.

Vengono classificate in base a vari parametri; primo fra tutti,

la forma geometrica del tronco, dividendole in:
• lampade fluorescenti compatte, concepite per concentrare tutta la luminosità in un piccolo volume con lo scopo di ridurre l'ingombro, specialmente quando si desidera la sostituzione di una lampada a incandescenza (molto poco efficiente dal punto di vista energetico) contenuta in un piccolo alloggiamento con una lampada a risparmio energetico;
• lampade fluorescenti circolari, caratterizzate da un tubo di forma circolare, adatto a diffondere la luce in modo simmetrico ed in tutte le direzioni.
• lampade fluorescenti lineari, per le quali il tubo ha una forma lineare; la lunghezza è variabile a seconda del modello, in modo da ottenere una diversa luminosità complessiva. Per quest’ultime segue una divisione in base al diametro in:
1. tubi con diametro pari a 7 mm, indicati con la sigla T2
2. tubi con diametro pari a 12,5 mm, indicati con la sigla T4
3. tubi con diametro pari a 16 mm, indicati con la sigla T5
4. tubi con diametro pari a 26 mm, indicati con la sigla T8
poi, in base al tipo di polvere fluorescente utilizzata per rivestire l’interno del tubo (in grado di convertire le radiazioni ultraviolette prodotte dal mercurio in luce visibile) in:
• lampade con polveri a singolo alofosfato, anche dette lampade fluorescenti standard (ormai in disuso)
• lampade a polveri trifosforo, caratterizzate da miscele ternarie (composte da tre alofosfati), rinominate lampade fluorescenti trifosforo,
• lampade a polveri pentafosforo, composte per lo più da una miscela di terre rare, e comunemente chiamate lampade fluorescenti pentafosforo,
e infine in base alla ‘‘Tonalità luminosa’’ ed al ‘‘codice di colore’’ (anche dopo aver stabilito il tipo di polvere fluorescente utilizzata se ne può variare la composizione per variare la tonalità luminosa ed in particolare la temperatura di colore della radiazione visibile emessa dalla lampada; per identificare le diverse ‘‘tonalità luminose’’, si utilizza il codice di colore, normalmente indicato dai produttori di lampade fluorescenti.
Tale codice è caratterizzato da tre cifre, delle quali:
• la prima indica il tipo di lampada:
o 6 per standard,
o 7 per standard extra, ossia standard con una resa cromatica migliore, oppure trifosforo trattata per aumentarne la luminosità,
o 8 per trifosforo,
o 9 per pentafosforo;
• la seconda e la terza indicano la temperatura di colore espressa in centinaia di kelvin.
Ad esempio, il codice 865 riportato su una lampada, indica una lampada fluorescente trifosforo con temperatura di colore pari a 6.500 K (kelvin). Risultano pertanto possibili svariati codici, facilmente decifrabili:
- Serie standard:
• 630 = standard, warm white (bianco caldo, 3000 K)
• 640 = standard, cool white (bianco freddo, 4000 K)
• 665 = standard, daylight (diurna, 6500 K)
• 740 = standard extra, cool white (bianco freddo, 4000 K)
• 765 = standard extra, daylight (diurna, 6500 K)
(per le lampade fluorescenti standard alcuni produttori utilizzavano un vecchio codice di colore a due cifre, ad esempio:
• 33 corrisponde a 640
• 54 corrisponde a 765
• 83 corrisponde a una lampada standard extra, trattata in modo da migliorare la resa cromatica quasi al livello delle trifosforo, con temperatura di colore pari a 3000 K
• 84 come la precedente, ma la temperatura di colore è 4000 K
- Serie trifosforo:
• 825 = trifosforo, warm confort light (2500 K)
• 827 = trifosforo, extracalda (2700 K)
• 830 = trifosforo, warm white (bianco caldo, 3000 K)
• 835 = trifosforo, white (bianco neutro, 3500 K)
• 840 = trifosforo, cool white (bianco freddo, 4000 K)
• 845 = trifosforo, 4500 K
• 850 = trifosforo, 5000 K
• 860 = trifosforo, 6000 K
• 865 = trifosforo, daylight (diurna, 6500 K)
• 880 = trifosforo, skywhite (superdiurna, 8000 K)
Serie pentafosforo:
• 930 = pentafosforo, warm white (bianco caldo, 3000 K)
• 940 = pentafosforo, cool white (bianco freddo, 4000 K)
• 950 = pentafosforo, 5000 K
• 960 = pentafosforo, 6000 K
• 965 = pentafosforo, daylight (diurna, 6500 K)
A parità di temperatura di colore, il nostro occhio coglie con estrema difficoltà la differenza tra una lampada trifosforo e una pentafosforo, ma le lampade pentafosforo, presentano una resa cromatica migliore, poiché caratterizzate da uno spettro più completo e omogeneo (anche se presentano una luminosità lievemente inferiore).
Emettono prevalentemente nello spettro ultravioletto. La luce emessa è ionizzante e dannosa per esposizione diretta. Vengono usate per sterilizzare ambienti ed oggetti. Se l'interno del tubo viene rivestito con materiale fluorescente in grado di assorbire l'energia ultravioletta e riemettere nello spettro visibile, si ottiene la lampada fluorescente. In caso di interruzione dell'alimentazione, la lampada non necessita di un ciclo di raffreddamento.
-) Vapore di mercurio ad alta pressione

Con l'aumento della pressione l'emissione si orienta verso una luce bianca-azzurra (3300 - 4200 K), rendendo la lampada utilizzabile per l'illuminazione. Questo tipo di lampada è sempre più in disuso a causa dei numerosi svantaggi rispetto ad altre tecnologie: bassa efficienza luminosa (inferiore a 60 lumen/watt), basso indice di resa cromatica (IRC 40-60 nelle lampade con rivestimento al vanadato di ittrio), durata media (6000-8000 ore al 50% del flusso luminoso, tuttavia lo spegnimento per esaurimento può arrivare a molte decine di migliaia di ore), difficoltà e onerosità di smaltimento a causa del mercurio presente nella lampada.
Resta una scelta vantaggiosa nei casi di applicazioni con climi particolarmente freddi data la sua affidabilità nell'accensione non necessitando di elettronica ma di un semplice reattore elettromagnetico che ha la funzione di limitatore di corrente una volta innescato l'arco di scarica
A causa dell’elevata presenza di mercurio il 13 febbraio 2003 è entrata in vigore la direttiva comunitaria 2002/95/CE sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (c.d. Direttiva "RoHS"). Essa ha come effetto la messa al bando delle lampade al mercurio ad alta pressione dal territorio europeo.
La vendita e l’installazione di queste lampade (ai privati) è stata vietata a partire dal 1º luglio 2006. Vengono sostituite da lampade a vapori di sodio fatte per la sostituzione diretta (catalogo OSRAM).
Della seconda categoria, fanno parte i Led:
-) Il LED o diodo ad emissione luminosa (acronimo inglese di light emitting diode) è un dispositivo optoelettronico che sfrutta le proprietà ottiche di alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni attraverso il fenomeno dell'emissione spontanea ovvero a partire dalla ricombinazione di coppie elettrone-lacuna.
Sono caratterizzate da elevata durata: anche oltre le 100.000 ore, bassi consumi e notevole efficienza luminosa; disponibili anche in commercio con tipologie esplicitamente studiate per la coltivazione delle piante (in genere un mix di led rossi e blu).

Attualmente le lampade più utilizzate per la coltivazione di piante indoor o comunque artificialmente sono:
Hps (o lampade a vapori di sodio), MH (lampade a ioduri metallici), Led, Neon (lampade fluorescenti o a vapori di mercurio a bassa pressione), Phyto
Le lampade per coltivazione HPS hanno un alto rendimento, in termini di conversione di energia elettrica in energia luminosa, e l'intensità della luce non diminuisce nel tempo come avviene per le fluorescenti.
La loro durata media è di 30.000 ore di utilizzo.
Le lampade ai vapori di sodio (HPS) hanno una taratura di 2000 K mentre le lampade agli ioduri metallici (MH) hanno una temperatura di oltre 5500 K molto simile alla temperatura della luce solare.

http://eco-sostenibile.blogspot.it/2012/07/lampade-hps-mh-e-agro-per-coltivare.html


GRADI KELVIN
1500°K Candela Calda
1800°K Tramonto Calda
2000°K HPS - Vapori di sodio Calda
2700°K Lampada incandescente Calda
2800°K Lampada fluorescente Calda
3000°K Lampada alogena Calda
4000°K Lampada fluorescente bianca Neutra
5000°K Mezzogiorno Fredda
6000°K Lampada vapori di mercurio Fredda
6500°K Tubo neon fluorescente Fredda



Dopo aver spiegato almeno le basi sulle varie tipologie di illuminazioni utilizzabili andiamo a valutarne l’efficienza luminosa
L'efficienza luminosa di una sorgente di luce è il rapporto tra il flusso luminoso e la potenza in ingresso, ovvero quanta dell'energia consumata viene trasformata in luce; dimensionalmente è espressa in lumen/watt,
Il flusso luminoso è definito in base alla percezione soggettiva dell'occhio umano medio e corrisponde ad una particolare curva all'interno dello spettro della luce visibile. Una lampadina emette radiazione anche al di fuori della banda visibile, in genere nell'infrarosso per l'effetto joule e nell'ultravioletto, che non contribuiscono alla sensazione di luminosità. Una lampada ha una maggiore efficienza luminosa quanto più è in grado di emettere uno spettro adatto alla percezione umana.
Esempi
L'efficienza di una lampadina ad incandescenza si aggira intorno ai 13,8 lumen/watt. Se la lampadina è alogena può arrivare fino ai 20 lumen/watt, mentre arriva a superare i 90 nelle lampadine fluorescenti, ovvero quelle a risparmio energetico, mentre con le lampade a LED si possono raggiungere efficienze ancora superiori.
La tabella seguente elenca l'efficacia e l'efficienza luminosa per varie sorgenti di luce:
Categoria Tipo Efficacia luminosa complessiva (lm/W) Efficienza luminosa complessiva
Combustione candela 0,3 0,04%
lampada a gas 2 0,3%
Incandescente 100 W tungsteno, incandescente (220 V) 13,8 2,0%
200 W tungsteno, incandescente (220 V) 15,2 2,2%
100 W tungsteno, alogena (220 V) 16,7 2,4%
200 W tungsteno, alogena (220 V) 17,6 2,6%
500 W tungsteno, alogena (220 V) 19,8 2,9%
5 W tungsteno, incandescente (120 V) 5 0,7%
40 W tungsteno, incandescente (120 V) 12,6 1,9%
100 W tungsteno, incandescente (120 V) 17,5 2,6%
2,6 W tungsteno, alogena 19,2 2,8%
tungsteno, alogena, bulbo di quarzo (12–24 V) 24 3,5%
lampade per fotografia e riflettori 35 5,1%
LED LED bianco 10–189 nominale 1,5–28%
Lampada Lampada allo xeno 30–50 4,4–7,3%
ad arco
Lampade a mercurio-xeno 50–55 7,3–8,0%
Fluorescente 9–26 W fluorescente compatta 57–72 8–11%
T12 tubo fluorescente con ballast magnetico 60 9%
T5 tubo fluorescente 70–100 10–15%
T8 tubo fluorescente 80–100 12–15%
Lampada 1400 W Lampada allo zolfo 100 15%
a scarica
Lampada ai vapori di alogenuri metallici 65–115 9,5–17%
Lampada a vapori di sodio (alta pressione) 85–150 12–22%
Lampada a vapori di sodio (bassa pressione) 100–200 15–29%
Massimo Luce monocromatica verde 540x1012 Hz, 683,002 100%
teorico 555 nm circa

Note

Sempre parlando di illuminazioni artificiali, molto utili, ai fini del risparmio energetico abbinato alla massimizzazione dell’irradiamento luminoso sulle piante, risulteranno i riflettori: ossia tutti quei materiali più o meno complessi ed elaborati che permettono di schermare e concentrare il fascio luminoso in una determinata direzione.
Possibile sia trovarne in commercio di varia foggia e materiale, sia realizzarlo da sé con semplici materiali facilmente reperibili: pellicola di alluminio, materiali plastici, a specchio, argentati e via discorrendo.

La scelta…:
Arriviamo ora alla pratica, cercando di quantificare e riassumere quanto detto finora.

A seconda del genere e della specie che si deciderà di coltivare, bisognerà innanzitutto valutarne le esigenze, scegliendo con cura il posto nel quale andrà collocata.

Ricordando che una finestra ben esposta (sud, su-ovest, sud-est) può arrivare a fornire senza problemi 20-40.000 lux si potrà anche pensare di non utilizzare sistemi d’illuminazione artificiale; naturalmente a seconda dell’esposizione (nord, sud, est, ovest) il fotoperiodo (durata della radiazione luminosa nel corso della giornata: in poche parole, quante ore di luce ‘’utile’’ alla pianta ci saranno nell’arco del giorno; per un’orchidea, questo valore è in genere sempre superiore alle 10 ore al giorno) risulterà diverso e di conseguenza bisognerà tenerne conto, specialmente se non si prevede di impiegare illuminazione artificiale supplementare, ma solo quella proveniente da fonti di luce naturale come finestre, velux, verande e così via.

Altra importante considerazione da fare, sarà la distanza dalla suddetta fonte di illuminazione naturale, poiché come sopra descritto, già a breve distanza (50-100cm) l’illuminazione diventerà così scarsa (al di sotto dei 2.000 lux) da rendere praticamente impossibile la stessa attività fotosintetica della pianta, pregiudicandone la salute e le possibilità di sviluppo.

Se, dopo aver valutato tutto ciò (magari anche con l’ausilio di un luxmetro) riterrete impossibile fornire con la sola luce naturale, la quantità di radiazione luminosa che la pianta necessita nel corso della giornata, potrete passare a valutare tra i metodi di illuminazione artificiale, quello che meglio si adatti alle vostre esigenze e a quelle della pianta.

A tal proposito, noi personalmente dopo aver valutato pro e contro di svariate tipologie di sistemi d’illuminazione, abbiamo stimato che in termini di resa, consumo e costo, i migliori risultati si potessero ottenere con l’impiego di tubi fluorescenti ‘‘neon’’ e led specifici per piante.
Riassumiamo vantaggi e svantaggi delle 2 tipologie:
Lampade fluorescenti (anche dette a ‘‘neon’’)
Vantaggi:
• Alta efficienza luminosa, ad esempio una tubo luminoso da 58W equivale a una lampadina da 150W circa.
• Scaldano poco.
• Grande durata, tra le 10.000 ore e fino a 22.000-25.000 ore,
• Costi contenuti,
• Disponibili in una grande varietà di formati, lunghezze e wattaggi.
Svantaggi:
• Richiedono portalampada abbastanza complessi, che possono costare molto di più rispetto a un portalampada normale per lampadine a incandescenza; il costo principale per queste lampade è dato infatti dalle centraline (sistemi di accensione di vecchio modello) o ballast (moderni sistemi di accensione privi di starter e quindi più stabili e duraturi). Qualora si possa rimediarne da soli e collegarli autonomamente i costi saranno naturalmente di molto contenuti.
• Richiedono alcuni secondi per accendersi.
• Le forme sono sempre tubolari e quindi obbligano a scegliere certi tipi di sistemazioni.
Led
Vantaggi:
• Buon rendimento luminoso, anche se essendo in genere orientato solo verso poche colorazioni risulta anche più efficiente,
• Elevata durata, garantiscono anche oltre le 100.000 ore (tutto ovviamente con le dovute precauzioni e non certo per tutti i modelli e produttori),
• Basso consumo, paragonato con le altre alternative possibili,
• Possono essere accesi e spenti senza alcun problema: non si danneggiano per le ripetute accensioni e spegnimenti
• Se ne trovano in moltissimi colori, ma i più comunemente adoperati per le piante sono composti da un mix di led rossi e blu,
• Nei modelli normali, la luce è priva di componenti come raggi infrarossi o ultravioletti. (esistono comunque led particolari che emettono solo luce di frequenza particolare per esigenze particolari).
• Resistenti a vibrazioni e urti, oltre che ad umidità e freddo (l' accensione è possibile anche a temperature molto basse (anche -40 °C).
• vengono solitamente fornite di un trasformatore integrato e tutto il necessario per essere collegate direttamente alla rete elettrica domestica (aspetto importante, poiché il solo trasformatore può costare parecchio),
• emettono in genere poco calore, il che li rende utilizzabili anche in condizioni molto particolari e vicino a materiali che patiscono il surriscaldamento.
Svantaggi:
• prezzo elevato (da alto ad altissimo a seconda delle tipologie scelte;
• I modelli professionali da diversi watt (3-5-10 W) necessitano di impianti di alimentazione molto particolari e affidabili; Inoltre hanno costi altissimi e producono moltissimo calore sotto forma di dissipazione termica (necessitano di grandi dissipatori, come lastre di alluminio, su cui vanno montati per evitare che si brucino).
• Sorgente spesso puntiforme, con un cono di luce molto piccolo (emettono un fascio di luce pressoché lineare, rendendone necessario l’utilizzo di più led per coprire superficie ampie); risulta quindi non particolarmente adatto ad illuminare grandi superfici (specialmente visti gli elevati costi)
• Se non alimentati correttamente rischiano facilmente di bruciarsi.

Ciò non toglie che anche gli altri sistemi siano utilizzabili con indubbi risultati positivi, ma tenendo conto che necessitano quasi sempre di wattaggi elevati (che si traducono in aumenti considerevoli sulla bolletta dell’elettricità: dato che andranno accese per svariate ore al giorno) per poter dare benefici visibili e di un costo d’acquisto considerevole (paragonati alle altre soluzioni) almeno sotto il profilo economico, la scelta si orienterà verso le sopracitate soluzioni.

Conclusioni:
In conclusione, la soluzione migliore dal punto di vista economico e pratico sarebbe quella di avere un locale (caratterizzato da parametri di temperatura e umidità adatti all’allevamento delle specie prescelte) molto luminoso: serra, veranda, finestre/velux molto spaziosi e ben orientati.
In mancanza di tali soluzioni si potrà optare per una soluzione combinata, caratterizzata da luce naturale e illuminazione artificiale supplementare fino ad arrivare a coprire il fabbisogno di luce giornaliero delle piante; in caso di totale mancanza di luce naturale, si opterà per forza di cose per un sistema completo di illuminazione artificiale, considerando bene non solo i costi d’acquisto, ma anche i costi di gestione (sostituzione lampade bruciate e/o vecchie e consumo elettrico giornaliero).

Sperando con questa guida di esservi stati d’aiuto, vi invitiamo a commentare l’argomento con vostre esperienze personali, pareri e tutto ciò che possa servire ad ampliare le conoscenze su questo importante aspetto della coltivazione delle nostre orchidee.




Torna in alto Andare in basso
http://regnumnaturae.it
 
La luce...guida a....
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» Lo sfagno, guida a...

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
Regnum Naturae - forum :: Sezioni forum :: ORCHIDEE-
Vai verso: