Drosera capensis

Drosera capensis


Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Caryophyllales

Famiglia: Droseraceae

Genere: Drosera

Specie: D. capensis



Descrizione:

La Drosera capensis è una delle specie più tipiche delle Drosere sudafricane, proveniente dalla regione Cape in Sud Africa.

È una delle più comuni specie coltivate grazie alla sua facilità di propagazione e di coltivazione. Non è una specie esigente ed è caratterizzata da un aspetto appariscente ed una dimensione imponente, specialmente se le viene fornito tutto cioè le necessita per una crescita rigogliosa.

Esposizione e luce:

È tipicamente una specie da pieno sole e non si trova molto bene negli ambienti semi-ombreggiati. Richiede un fotoperiodo abbastanza prolungato: di 10-12 ore come minimo.

Da quando le temperature notturne smettono di scendere al di sotto dei 12-14°C, la Drosera capensis viene collocata all’aperto in posizione soleggiata, ma protetta dalle piogge che ne rovinerebbero le foglie ed il succo digestivo.

In inverno occorre usare sistemi d’illuminazione artificiale, con l’intensità della luce prossima a 25.000-35.000 lux.

Umidità:

La Drosera capensis si accontenta di valori prossimi al 50%, come umidità dell’aria.

Temperatura:

Essendo una specie da clima subtropicale, questa Drosera cresce bene nell’intervallo di temperature compreso tra 12°C e 35°C. Se le temperature scendono al di sotto degli 8°C, la pianta si appresta ad entrare in una fase di riposo (assolutamente non necessario e inutile in termini di sviluppo), quindi è consigliabile ripararla dal freddo e tenere sempre la temperatura sopra i 12°C.

Bagnatura:

La Drosera capensis non si bagna da sopra, necessitando di un sottovaso sempre pieno d’acqua al fine di garantire la corretta umidità del substrato. L’acqua utilizzata deve essere pulita e priva di minerali (in particolar modo del calcare), poiché le radici della Drosera capensis non rispondono bene alla presenza di sali minerali nell’acqua e nel substrato.

Concime:

La Drosera capensis non si concima.

Nutrimento:

Per garantire il suo sviluppo armonioso, questa specie necessita del nutrimento regolare. Collocata all’aperto, può procurarsi il cibo da sola usando la sua tipica tecnica di ‘’caccia’’, con l’ausilio della sostanza vischiosa che genera sulla sommità dei peduncoli presenti sulle foglie. Se la coltivate all’interno (oppure durante il periodo invernale), consigliamo di somministrate il cibo manualmente. Per far ciò, si usano le larve di Chironomus (cibo surgelato tipicamente adoperato per la nutrizione dei pesci allevati in acquario, disponibile presso qualunque negozio specializzato in acquari o negozio per animali ben fornito), sgelate e portate a temperatura ambiente prima di essere somministrate alla pianta. Si utilizzano 10-15 larve per pianta (distribuite sulle varie foglie, in modo omogeneo e proporzionato alle dimensioni della foglia stessa) ogni 12-14 giorni.

Substrato e riposo:

La Drosera capensis necessita di rinvaso solo quando diventa troppo grande per il vaso nel quale è stata allevata. Il substrato che abbiamo sempre utilizzato per le nostre capensis consiste in 35% di torba bionda di sfagno, 35% di sabbia e 30% di perlite. Consigliamo un vaso abbastanza profondo, poiché la Drosera capensis tende a sviluppare il suo apparato radicale in profondità.

Fioritura:

È una specie che fiorisce con molta facilità, se riceve il nutrimento adatto. I fiori sono autoimpollinanti, il ché porta con facilità ad ottenere numerosissimi semi da una singola infiorescenza.

Riposo:

Non necessita di un riposo invernale e può essere coltivata nello stesso modo durante tutto l’anno. In caso di abbassamento delle temperature fino ai 8-9°C entra in una fase di riposo, durante la quale bisogna mantenere il substrato sempre umido, evitando però di lasciare acqua nel sottovaso. Sottolineiamo comunque, che il riposo invernale non è assolutamente necessario o ad ogni modo utile per lo sviluppo della Drosera capensis.

Livello di difficoltà:

La Drosera capensis è una specie di facilissima coltivazione. Anche se la parte epigea (al di fuori del substrato) dovesse morire, in molti casi può comunque rinascere dalle radici, qualora queste siano rimaste vive. La sua unica debolezza è data dall’essere completamente indifesa dalle infestazioni di afidi: che la attaccano volentieri, specialmente quando viene tenuta all’aperto. Non consigliamo di usare prodotti cimici contro gli afidi, perché rovinerebbero le foglie. Si può solo togliere ogni singolo afide dalla pianta infestata in modo manuale ogni 2-3 giorni, non permettendogli in questo modo di riprodursi e portare la pianta ad un rapido e progressivo indebolimento.

Sono anche usabili svariate tecniche di lotta biologica, sia con mezzi fisici, che biologici, ma il controllarla periodicamente, scongiurando il rischio di infestazioni grazie alla prevenzione, resta il metodo più sicuro e affidabile.





--REGNUM NATURAE

31 / 08 / 2012

Tutto il materiale letterario contenuto all’interno del sito www.regnumnaturae.it è proprietà intellettuale di questo portale. L'utilizzo del suddetto materiale al di fuori del sito è libero e gratuito, purchè si segnali sempre in calce, il sito www.regnumnaturae.it come la fonte delle informazioni.